Vino rosso fermo da uve pinot nero
Da vigneti acquistati nei primi anni Novanta dalla famiglia Fioravanti nasce questo Pinot Nero dal frutto intenso e goloso.
Le uve vengono raccolte nella prima decade di settembre e pigiate entro un’ora dalla raccolta.
La macerazione si protrae per circa 10 giorni (i primi 3 giorni con temperature inferiori ai 3 °C) prima che la base venga suddivisa in 2 distinte partite: la prima (circa l’80%) proseguirà il suo percorso in acciaio, la seconda (circa il 20%) subirà un passaggio in botti di rovere.
Le basi vengono assemblate dopo 6 mesi e messe in bottiglia a luglio.
Il vino, con le sue note di mora e ribes, è pienamente rispettoso del vitigno; il leggero affinamento in legno ne completa la struttura, addolcendone i tannini.
Viene esaltato da primi piatti con condimenti di carne rossa o selvaggina e secondi di carne leggeri ed estivi. Un vino che vuole farsi bere e amare, da godersi guardandosi negli occhi quando le parole diventano superflue.
Ottimo a 14-16 °C.
Colore | Rosso |
Gradazione | 13.50% |
Annata | 2023 |
Formato | 750ml |
Servizio | 15-18° C |
Vitigno | Pinot nero 100% |
Olfatto | Intenso con sentori di frutta rossa giovane |
Gusto | Fruttato e invitante |
Abbinamento | Pasta dai condimenti freschi. Perfetto con carni rosse al sangue |
L’11 novembre del 1964 Luigi Calatroni era seduto a un tavolo: di fronte a lui un foglio con il timbro del comune di Montecalvo Versiggia, un documento che avrebbe cambiato per sempre la sua vita e che aspettava solo una firma… la sua!
Quel foglio era un contratto che attestava il passaggio di proprietà dei terreni della Casa Bella dalla famiglia Vecchietti a Luigi. Fino al 1964, Luigi aveva coltivato quelle vigne di pinot nero da mezzadro, come le quattro generazioni che lo avevano preceduto. Il mezzadro era un viticoltore che pagava l’affitto del terreno con la metà della resa del vigneto (e si sa: per un viticoltore le proprie uve sono come figli).
Dopo anni passati sotto il sole e la pioggia a curare la vigna, dopo la terribile campagna di Russia combattuta durante la Seconda Guerra Mondiale e un avventuroso ritorno in patria con mezzi di fortuna, il Vigiö d’la Cà Bela (cosi lo chiamavano) ce l’aveva fatta: aveva conquistato un lembo di terra in valle Versa e l’avrebbe tramandato con orgoglio alla generazione successiva.
Ma passiamo ai nostri giorni. Quante cose sono cambiate negli anni: i trattori sono macchine quasi perfette, la tecnologia in cantina si è evoluta e il concetto di vino non è più quello di una volta.
È mezzogiorno e dalla cucina proviene un profumo di agnolotti appena preparati: Marisa chiama tutti a rapporto… “È ora di pranzo!”. Fausto scende dal trattore controllando bene che il tubo non perda olio, Cristian esce dalla cantina dopo essersi assicurato che tutte le botti siano a posto e Stefano, tornato dalle consegne, chiama le ragazze in ufficio “È pronto!”.
Una famiglia si ritrova seduta a un tavolo davanti a un piatto di agnolotti fumanti accompagnati da una bottiglia di Pinot Nero. Tra il vociare della tavola un pensiero ogni tanto riaffiora… Tutto ciò sarebbe stato possibile se la tenacia di Vigiö non lo avesse spinto a coronare il suo sogno?