Il vigneto, adiacente all’azienda, era chiamato “campo del dottore” perché attorno alla metà del Novecento il proprietario era il medico del paese.
Il vino nasce da una selezione di sole uve riesling renano coltivate a un’altitudine di circa 280 metri s.l.m. e vinificate in acciaio.
Viene imbottigliato verso la fine della primavera e messo in commercio dopo circa 40 giorni.
Il Campo Dottore mantiene sempre una spiccata mineralità anche nelle annate più siccitose grazie alla grande escursione termica di cui beneficia il vigneto e alla copiosa quantità di calcare presente nel suolo.
In degustazione offre le classiche note del vitigno, con la frutta gialla nei primi mesi di vita e il progressivo emergere negli anni di note sulfuree e di idrocarburo.
L’abbinamento più indicato è sicuramente con pietanze fresche, estive, ma non disdegna anche pesci grassi (evitando orche, balene e capodogli).
Più gradevole se servito intorno agli 8 °C.
Colore | Bianco |
Gradazione | 13.00% |
Annata | 2023 |
Formato | 750 ml |
Servizio | 8° C |
Vitigno | Riesling renano 100% |
Olfatto | frutta gialla, note sulfuree e di idrocarburo |
Abbinamento | pietanze fresche, estive e pesci grassi |
L’11 novembre del 1964 Luigi Calatroni era seduto a un tavolo: di fronte a lui un foglio con il timbro del comune di Montecalvo Versiggia, un documento che avrebbe cambiato per sempre la sua vita e che aspettava solo una firma… la sua!
Quel foglio era un contratto che attestava il passaggio di proprietà dei terreni della Casa Bella dalla famiglia Vecchietti a Luigi. Fino al 1964, Luigi aveva coltivato quelle vigne di pinot nero da mezzadro, come le quattro generazioni che lo avevano preceduto. Il mezzadro era un viticoltore che pagava l’affitto del terreno con la metà della resa del vigneto (e si sa: per un viticoltore le proprie uve sono come figli).
Dopo anni passati sotto il sole e la pioggia a curare la vigna, dopo la terribile campagna di Russia combattuta durante la Seconda Guerra Mondiale e un avventuroso ritorno in patria con mezzi di fortuna, il Vigiö d’la Cà Bela (cosi lo chiamavano) ce l’aveva fatta: aveva conquistato un lembo di terra in valle Versa e l’avrebbe tramandato con orgoglio alla generazione successiva.
Ma passiamo ai nostri giorni. Quante cose sono cambiate negli anni: i trattori sono macchine quasi perfette, la tecnologia in cantina si è evoluta e il concetto di vino non è più quello di una volta.
È mezzogiorno e dalla cucina proviene un profumo di agnolotti appena preparati: Marisa chiama tutti a rapporto… “È ora di pranzo!”. Fausto scende dal trattore controllando bene che il tubo non perda olio, Cristian esce dalla cantina dopo essersi assicurato che tutte le botti siano a posto e Stefano, tornato dalle consegne, chiama le ragazze in ufficio “È pronto!”.
Una famiglia si ritrova seduta a un tavolo davanti a un piatto di agnolotti fumanti accompagnati da una bottiglia di Pinot Nero. Tra il vociare della tavola un pensiero ogni tanto riaffiora… Tutto ciò sarebbe stato possibile se la tenacia di Vigiö non lo avesse spinto a coronare il suo sogno?